Qualcuno reclama le terre dei Borghese
Erano arrivate al nostro orecchio voci relative a forti interessi di una persona che aveva acquistato le terre dei Borghese (a Sant’Angelo ma non solo) diversi anni fa.
A quanto pare ne troviamo conferma sul settimanale “Tiburno” di ottobre.
Roma fa il ratto delle terre sabine
A rischio molti terreni, case, ville iscritti nei catasti e ceduti dai BorgheseMolti dei terreni e delle case, ville ed opifici che sono iscritti nei catasti dei comuni di Sant’Angelo Romano, Marcellina, Guidonia Montecelio e San Polo dei Cavalieri sembrerebbero coinvolti “nella questione Borghese”, ovvero hanno origini storiche di appartenenza alla famiglia dei principi Borghese di Roma e per la quale ragione accusano, ancora un gravame enfiteutico, che ne riduce enormemente la disponibilità e l’uso. «Da una ricerca effettuata presso le amministrazioni comunali risulta che la proprietà ex Borghese sia passata nelle mani di una famiglia romana e che questa stia cercando di censirli per valutare la possibilità di rientrare nel possesso di queste terre – afferma Remo Verdirosi, vice sindaco di Sant’Angelo Romano – Inoltre, da informazioni assunte su internet asseriscono che sia stato posto in essere un ulteriore passaggio di proprietà dalla famiglia romana ad una Società finanziaria specializzata nella valorizzazione dei terreni e di immobili». Ma di chi sono questi terreni sui nostri territori del Nord-Est? E qual è la loro storia? Tutto risale a circa 50 anni fa quando i discendenti Borghese vendono alla suddetta famiglia romana una vasta proprietà particellare ricadente nei quattro comuni. I terreni vengono ceduti con i gravami enfiteutici che la grande maggioranza dei popolani ricorderà con il termine “livelli”. I livelli erano una sorta di fitto agricolo imposto dal concedente in cambio dell’uso dei terreni. Questi livelli solo in piccola parte sono stati eliminati ricorrendo all’Istituto dell’affranco notarile. Altri sono ricorsi alla Magistratura richiedendo, invece, l’usucapione per possesso ininterrotto nel ventennio. «Da tenere presente che dalla nostra lettura dei certificati catastali – sottolinea Verdirosi – sembrerebbe che i gravami siano perpetui. Le usucapioni in questo ultimo periodo si sono ridotte drasticamente. Abbiamo sentito in proposito un legale che ci ha confermato che sulla vicenda c’è ancora una vasta area di incertezza nell’interpretazione delle norme, anche in relazione alla sentenza istituzionale del 1997. In base a questa sentenza, tra l’altro crediamo mai applicata, i capitali necessari alla liberazione dei livelli dovrebbero essere superiori al valore di mercato dell’immobile». Non è del tutto chiaro se i diritti vantati dall’ultimo proprietario possano ancora considerarsi attuali e se i passaggi generazionali sono stati svolti nel rispetto della legge e degli obblighi pubblicistici. «Alcuni anziani abitanti di Sant’Angelo Romano – dice Verdirosi – ricordano che fino a trenta anni fa si presentava presso i contadini un incaricato della proprietà che, senza mostrare alcun titolo, reclamava i fitti sia in merce che in denaro a sconto del possesso dei terreni. L’ignoranza dei contadini di allora non consentì di appurare in quella sede la validità delle pretese. Molti asseriscono che dopo quel periodo l’interesse svanì e nessuno reclamò più alcun diritto. Ad oggi ci risulta che alcuni abitanti abbiano ricevuto lettere di regolarizzazione amministrativa senza, però, precisare i titoli che giustifichino queste richieste». Il problema è comunque sul tavolo delle amministrazioni locali che dovrebbero essere in grado di resistere e difendersi da queste improprie avance. Gli interessati potrebbero vedersi richiedere somme a titolo di canoni non pagati e nella peggiore delle ipotesi vedersi richiedere la restituzione dei terreni e delle case ivi costruite, attraverso una citazione legale di devoluzione. Il problema investe numerosi cittadini dei quattro comuni.
Fonte: settimanale “Tiburno” del 31/10/2006