Riflessioni sul conflitto di interesse
Da molti anni il problema del conflitto di interesse è alla ribalta non solo in ambito politico nazionale ma anche a livello delle amministrazioni locali, interessando comuni di grandi e piccole dimensioni. Come è noto, tale fattispecie si verifica quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, la quale può venir meno visti i propri interessi in causa. Anche se l’esistenza del conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze, può, tuttavia, costituire un’agevolazione nel caso in cui si cerchi di influenzare il risultato di una decisione per trarne beneficio. A titolo esemplificativo è il caso di un consigliere comunale, operante professionalmente come geometra sul territorio, che faccia parte di una commissione consiliare urbanistica e deliberi in sede di atti di pianificazione urbanistica (v. approvazione del P.R.G.), fattispecie questa censurata con sentenza 2826/2003 del Consiglio di Stato o di un amministratore comunale che partecipi a deliberazione a cui esso o propri parenti possano essere interessati, fattispecie censurata dalla sentenza n. 6586/2000. Anche il nostro Comune non fa eccezione in proposito, basta vedere le composizioni delle commissioni consiliari e il contenuto delle deliberazioni. A questo punto ci domandiamo : qual’è la ratio di questa situazione? a chi giova un un tale assetto politico? e a chi nuoce? I cittadini hanno bisogno di comportamenti etici e trasparenti da parte degli amministratori, i quali hanno non solo l’obbligo di astenersi in sede di adozione di delibere quando vi è diretto e specifico collegamento fra l’atto e l’interesse di chi vota o dei suoi congiunti, ma soprattutto di adottare atti che tutelino esclusivamente gli interessi pubblici e non quelli strettamente privati di una elite politica. Purtroppo si sente la mancanza nella nostra amministrazione del Difensore Civico, figura contemplata nello statuto comunale ma mai designata, la cui funzione è quella di assicurare alla cittadinanza che il procedimento amministrativo segua regolarmente il suo corso e che gli atti siano tempestivamente e correttamente emanati, potendo rilevare eventuali presunte irregolarità, negligenze o ritardi, valutare la rispondenza degli atti alle norme di buona amministrazione, indicare i mezzi e rimedi per l’eliminazione delle disfunzioni rilevate. Quanti anni ancora dovremo aspettare per vedere soddisfatte i giusti bisogni della popolazione di Fonte Nuova che si identificano in lavori pubblici necessari più che in pseudo-opere artistiche?
C. S.
Fonte: La voce del nordest romano del 9 febbraio 2007 pagina 8