Eredità Borghese


Eredità Borghese, le nostre terre in mano ad una Sp.A.

 

Eredità Borghese

Il locale circolo di Alleanza Nazionale ha deciso di festeggiare la Befana con i soli figli degli iscritti. Una decisione legittima visto che è prevista anche la distribuzione di doni.
Certo l’amministrazione comunale non fa neanche quello.

Penserete che si stanno occupando di problemi ben più seri.

Sbagliato anche questo, come dimostra un articolo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” del 30 dicembre scorso.

La notizia riguarda l’aquisizione dei diritti sull’eredità di Anna Maria Borghese, proprietaria di circa 740 ettari.

I diritti, già acquistati dalla famiglia Chiappini, sono stati venduti dall’erede Massimo alla società Uni Land per 14 mln di euro.

Questo significa che dal 1° gennaio 2008 non dovrete più contrattare con il dott. Massimo Chiappini il valore di riscatto delle terre condotte per quasi un secolo, ma lo farete con una S.p.A. che ha appena sborsato 14 milioni di euro. E non una società qualsiasi, ma una società quotata in borsa!!

Le azioni della Uni Land in questi giorni sono state addirittura bloccate per eccesso di rialzo anche se il primo rialzo di oltre il 12% aveva portato le azioni ad un valore di 0,375 euro mentre nel 2006 valevano 1 euro, ma questi sono giochi che a noi interessano poco. Quello che importa è che, come al solito, nessuno ci ha informato dei rischi. E chissà se ne sono informati gli acquirenti della miriade di costruzioni nate nella zona “Osteria Nuova”, divenuta edificabile quasi venti anni fa. Compreranno una casa costruita su un terreno di proprietà della Uni Land S.p.A.. Pensate che ne saranno felici?

E pensare che il problema era stato sollevato molti anni fa da un amministratore di nome Giorgio Milanetti, considerato da tutti per questo motivo un pazzo visionario, i compaesani pensavano che le cose “si sarebbero sistemate da sole” e invece non avevamo capito che siamo noi a doverci muovere, altrimenti le cose andranno sempre peggio.

E’ chiaro che il problema non riguarda solo Sant’Angelo Romano, ma anche quasi tutti i comuni della Provincia di Roma, Capitale compresa, ma alcuni se ne sono preoccupati molto prima e ne sono nate diverse interpretazioni.

Tra queste la più curiosa è forse quella data da alcuni amministratori, avvocati e semplici cittadini del comune di Frascati, i quali hanno “rispolverato” una vecchia legge del 1927 che assegnava ai conduttori/agricoltori la completa proprietà dei terreni.
Ma suppongo che noi, come al solito, non ne abbiamo approfittato nonostante la mia famiglia, ad esempio, avesse acquisito la conduzione di uno di questi terreni già dal 1890.

Forse sarebbe opportuno un incontro pubblico con i cittadini interessati per studiare una strategia, magari ricorrendo alla “class action”, la reintrodotta modalità collettiva di azione legale.

Dobbiamo farlo noi cittadini però. Ed al più presto, se vogliamo che la situazione non degeneri. E dobbiamo pretendere che le amministrazioni comunali di tutti i comuni coinvolti si interessino attivamente e ci tengano costanetemente informati sugli sviluppi, non come al solito andando avanti per favori personali e risolvendo solo il problema degli amici.

Eccovi i due articoli citati e la legge del 1927.

Maggioranza e opposizione divise sulla tassa da pagare per liberare i terreni

Canoni enfiteuci, continua il confronto

di Giampaolo Ranaldi

«Prima di sborsare soldi controllare se la richiesta è legittima». Comitati di Quartiere, consiglieri comunali dell’opposizione e avvocati non hanno dubbi: «Il comune non può pretendere soldi per antichi e decaduti diritti di proprietà sui terreni». E’ esplosa, ancora una volta, la polemica tra residenti delle periferie e Palazzo Marconi.
Dopo l’indennizzo per il «danno ambientale», per chi ha sanato abusi edilizi, il Comune di Frascati chiede, ora, altro denaro per azzerare secolari diritti di proprietà che vanta su tutta la periferia. Una vicenda lunga e complicata, che trova le sue radici nel lontano passato quando i terreni venivano dati in enfiteusi, ossia in uso per essere curati, coltivati, resi a pascolo. Nel 1927 il regime fascista rese legittimi i diritti degli occupanti.

Chi coltivava, faceva pascolare animali e tagliava legna su questi fondi divenne legittimo proprietario. Sui terreni ora ci sono case, edifici, autorimesse, uffici.
Tutto regolare, ma quando è necessario fare donazioni, rogiti o curare eredità, la Conservatoria Immobiliare fa rispuntare i diritti del Comune e cominciano i guai. «Frascati – spiega il vice-sindaco Giancarlo Marcotulli – ha ancora diritti da esercitare su queste proprietà. Lo dicono le normative in vigore. Ogni anno, mediamente, cinquanta cittadini pagano l’affrancazione e liberano, per sempre, i loro terreni da vincoli. E’ una soluzione messa a punto dai tecnici comunali. Si evitano perdite di tempo, spese per avvocati e le cifre da pagare sono modeste». Una specie di lasciapassare burocratico, ma comitati e politici di centro destra la pensano diversamente. Bernardo Iodice, consigliere di Alleanza Nazionale, cita fonti autorevoli: «L’agenzia del Territorio si è già espressa con la circolare n. 2 del 2004. Gli attuali proprietari sono tali a tutti gli effetti. Non c’è alcun bisogno di affrancazioni».

Dal Comitato di quartiere di Selvotta e dall’associazione Progetto Vermicino giunge una replica altrettanto particolareggiata: «Il Comune chiede canoni di affrancazione per gli ultimi cinque anni. Gli esperti che noi abbiamo consultato dicono che per cancellare i diritti del Comune sui terreni basta recarsi da qualsiasi notaio. E’ sufficiente far rilevare l’avvenuto rapporto di usucapione. I diritti del comune, infatti, si sono estinti perché sono passati ben più di venti anni». Ognuno mette in campo le sue fonti e c’è chi prospetta una soluzione di natura politica:
«Il Comune sospenda qualsiasi richiesta di denaro e si cerchi una soluzione di natura simbolica – chiede Mario Gori di Forza Italia – altrimenti si andrà nelle aule giudiziarie con tempi biblici». Proposte più che ragionevoli. Sindaco e maggioranza, però, restano sulle loro posizioni e contrattaccano: «Ormai, nei miei confronti, è un tiro al piccione – afferma deciso Francesco Posa – qualsiasi cosa fa il Comune è sbagliata. Io dico, invece, che la soluzione ora in vigore risolve perfettamente la questione. Chi non la pensa così vuol dire che ha intenzione di far sborsare soldi inutili ai cittadini». Il rischio di cui parla il sindaco è quello di trascinare i cittadini in lunghi e onerosi contenziosi burocratici, magari aggravati dai costi per le spese legali da sostenere.

Ma tra enfiteusi, indennità ambientali e superbollette di raccolta rifiuti, le vere vittime del «tiro al piccione» non saranno invece i cittadini?

Fonte: Mensile a diffusione gratuita Il Tuscolo. ANNO XIV N. 130. 21 APRILE 2007.

Roma I possedimenti che furono della principessa Anna Maria passano alla società di Alberto Mezzini. Compresi l’aeroporto di Guidonia e le cave di travertino.
Tiburtina, una Spa compra 740 ettari.
Alla bolognese Uni-Land l'”eredità Borghese”, terreni tra il Gra e la Nomentana. Acquistato per 14 milioni. E nascerà anche una Fondazione

SIMONA CASALINI

Passano di mano, a poche ore dalla fine dell’anno, 740 ettari di terreni in parte agricoli e in parte edificabili all’interno del Comune di Roma. Che hanno una storia di nobiltà, lavoro, abusivismo edilizio e anche angoli paradisiaci di campagna romana intatta. Una vastissima area che si estende tra la via Tiburtina e la via Nomentata, che confina con il Grande raccordo anulare e si sviluppa fin quasi il limite della provincia di Rieti. Comprende in toto anche l’aeroporto di Guidonia e numerose cave di travertino. E’ un vasto possedimento che gli addetti ai lavori accorpavano come “eredità Anna Maria Borghese”, la principessa della nobiltà nera pronipote di papa Paolo V scomparsa molti anni fa. L’intera eredità fu allora acquisita dall’amministratore dei beni di famiglia, Vittorio Chiappini e negli anni successivi quei possedimenti, poi ereditati dal figlio Massimo, docente di urbanistica a Valle Giulia, hanno avuto molti aspiranti acquirenti, uno fra gli altri Mediobanca.

Da ieri infine tutto ciò è entrato a far parte del “portafoglio proprietà” della Uni Land, la società bolognese di real estate quotata in borsa fondata da Alberto Mezzini. Un acquisto per circa 14 milioni di euro che comprende, oltre ai terreni, alle cave e alla piste aeroportuali, anche circa 1.500 unità immobiliari.

Spiegano alla Uni-Land: «Con questa acquisizione diventiamo il secondo gruppo nel trading dei terreni in Europa, secondi solo agli spagnoli Fadesa. Ancora è in corso la due diligence, cioè la valutazione dell’effettivo valore delle proprietà e ancora non siamo in grado di dire con esattezza quanto ci sia di già costruito, quanti ettari siano edificabili, quanti con vincoli agricoli. L’obbiettivo sarà comunque quello di valorizzare le aree, pur mantenendo l’integrità dell’eredità, prendendo contatti con l’amministrazione capitolina». Di certo, spiegano ancora, uno dei punti irrinunciabili dell’acquisizione è quello di realizzare una Fondazione dedicata a Vittorio e Massimo Chiappini, che avrà come scopo l’assistenza ai bisognosi.

Fonte: Quotidiano La Repubblica del 30 dicembre 2007

Scarica la legge del 1927