Calciopoli junior

Calciopoli junior: “Libero con 5 mila euro”
Denunciati 4 dirigenti


di Massimo Lugli

“Calciopoli” in miniatura con finale alla “Distretto di polizia”. Un’estorsione a un giovane centrocampista dilettante di 22 anni che giocava nel campionato di promozione laziale, girone B. I dirigenti della squadra di un paese vicino Tivoli pretendevano 5 mila euro in contante per lasciarlo libero di appendere gli scarpini al chiodo. Il ragazzo ha tergiversato, ha insistito e, alla fine, si è presentato nell’ufficio del vicequestore Antonio Franco, dirigente del commissariato Prenestino per sporgere denuncia.

L’epilogo è stato degno di una puntata del serial con Giorgio Tirabassi: quando il giovane ha consegnato la busta con le banconote (già fotocopiate in precedenza), la poliziotta che si era spacciata per sua sorella ha dato il segnale convenuto sciogliendosi i capelli. Due secondi dopo una squadra di agenti in borghese, armi e tesserini in pugno, ha fatto irruzione negli uffici della società al grido di “Fermi tutti, polizia”. I soldi, nascosti dietro la stampante, sono stati recuperati e quattro dirigenti della squadra di calcio sono stati denunciati a piede libero dal pm Scalera della procura di Tivoli con l’accusa di estorsione. Si tratta del presidente, L.M., dell’ex presidente, P.F., del direttore generale, T.E. e del cassiere V.A.

Protagonista della vicenda un ragazzo romano, M.M. che fin dall’adolescenza militava della squadra come calciatore dilettante. «Non ho avuto altre offerte, semplicemente volevo smettere di giocare a calcio, almeno per un po’ – questa la versione fornita agli investigatori – ma mi serviva il modulo di svincolo che dev’essere consegnato al Comitato regionale della lega nazionale dilettanti entro il 30 giugno, altrimenti il contratto sarebbe stato prolungato». M.M. ha anche specificato che, nell’ultimo anno, aveva incassato 15 mila euro sotto forma di rimborso spese. «I dirigenti mi hanno chiesto 5 mila euro per lasciarmi libero» ha accusato il calciatore.

Antonio Franco e i suoi uomini hanno dovuto lanciarsi in una full immersion nel Noif, le norme organizzative interne della federazione e hanno scoperto che, secondo l’articolo 108, il giovane aveva il diritto di lasciare la società senza pagare un centesimo. Il contratto a tempo indeterminato dura, di solito, fino alla fine della stagione sportiva in cui il giocatore dilettante compie i 25 anni ma sono previste varie forme di risoluzione del patto. Se un’altra società di fa avanti per comprare il cartellino, la trattativa segue lo stesso iter delle squadre di professionisti anche se le cifre, ovviamente, sono ben diverse.

Casi del genere sono frequenti e l’obiezione più comune delle società sportive si riassume così: «Ti abbiamo insegnato tutto, abbiamo investito su di te e adesso ci molli su due piedi…». Sta di fatto che i soldi non si possono chiedere. Gli investigatori hanno organizzato un vero e proprio blitz e ai dirigenti della società è toccata l’umiliazione di venire caricati, uno dopo l’altro manette ai polsi, sulle auto civetta del commissariato.

(27 giugno 2008)

Fonte: quotidiano La Repubblica