Strade killer

 

Strade killer, la Tiburtina è la più pericolosa d’Italia

Meglio restare lontani dalla Tiburtina: è la strada più pericolosa d’Italia. Il tratto killer è quello compreso tra il chilometro 12 e il 22. La Statale tra Roma e Tivoli ha una media di 11,70 incidenti e di 0,70 morti per chilometro nel triennio 2004-2006.


È il rapporto più alto di tutta la Penisola. Il tragico primato è stato registrato dall’Automobile Club d’Italia (Aci) nell’indagine condotta nell’ambito del programma europeo sugli standard di sicurezza stradale (Europap).
Ma la provincia di Roma ha anche altre quattro strade al top delle classifiche di pericolosità. Tra le arterie statali c’è l’Aurelia che si piazza al terzo posto in Italia: tra il km 10 e il 28 ha una media di 10,50 incidenti e 0,50 morti per chilometro. Per non parlare del Grande raccordo anulare: nel mirino trenta chilometri tra l’uscita per L’Aquila e quella per Fiumicino e dodici chilometri tra Castel Giubileo e l’uscita per L’Aquila rispettivamente al secondo e terzo posto tra le «autostrade urbane» in cui si rischia maggiormente la vita. E poi c’è l’A1, tra la bretella di Roma e l’uscita Anagni-Fiuggi che per ventisette chilometri si attesta al quarto posto tra le cinque autostrade più pericolose d’Italia.

L’analisi dell’Aci non calcola l’indice di pericolosità solo in base alla manutenzione delle strade e allo stato della segnaletica, ma indaga anche sui livelli di rischio in rapporto alla circolazione, in modo da calcolare la probabilità che ha l’automobilista di restare coinvolto in un incidente. Per questo motivo il presidente dell’Aci, Enrico Gelpi, ha chiesto «più risorse per realizzare il catasto stradale e rilevare i flussi del traffico». Il presidente dell’Anas Pietro Ciucci ha cercato di rassicurare autisti e motociclisti: «Un terzo dei fondi attribuiti all’Anas è stato proprio destinato alla manutenzione della rete con la posa di asfalto drenante, l’istallazione di barriere di sicurezza più moderne e l’eliminazione dei punti neri della rete».

Di certo non serviva lo studio dell’Aci per ricordare ai romani i pericoli che si corrono sulle strade urbane ed extraurbane in tutta la provincia. Basta ricordare i due incidenti mortali sulla Palombarese a ventiquattr’ore di distanza l’uno dall’altro: ieri mattina un romeno a bordo di uno scooter è morto nell’impatto frontale contro un’auto in località Sant’Angelo Romano. È rimasta ferita anche la conducente della macchina: è stata trasportata in ambulanza all’ospedale di Monterotondo. La mattina prima, sempre sulla provinciale di Palombara tra Marcellina e Guidonia, è morto un ragazzo di 17 anni: viaggiava su un’automobile che si è schiantata contro un albero. Sei le persone ferite.

E si si va indietro di 48 ore va ricordato il carabiniere di 33 anni che con la sua moto si è schiantato contro due macchine ferme in mezzo all’Ostiense all’altezza del bivio con via Valchetta Rocca, in zona Tor di Valle. Le due auto pochi minuti prima si erano scontrate frontalmente e una ragazza era rimasta incastrata nelle lamiere. I carabinieri stavano effettuando i rilievi quando il loro collega è piombato sul luogo dell’incidente. Il militare è morto poco dopo in ospedale. Nella carambola sono rimaste ferite altre sette persone.
E sempre domenica, in zona Casetta Mattei, un ciclista romeno è stato investito da un pirata della strada che poi è fuggito a piedi.
Grave anche il bilancio di sabato: due giovani scooteristi sono morti in incidenti avvenuti nel giro di mezz’ora sulla via Flaminia. Il primo all’altezza di Corso Francia. Il conducente di una moto ha perso la vita dopo aver investito due pedoni. Questi ultimi sono stati ricoverati nell’ospedale San Pietro. L’altro incidente è avvenuto nei pressi di Grottarossa: uno scooterista si è scontrato contro un camion ed è morto sul colpo. E questa lunga scia di sangue sulle strade diverrebbe interminabile se invece di contare solo gli ultimi tre giorni si considerassero gli incidenti avvenuti a Roma nelle settimane scorse.

Dario Martini

25/11/2008

Fonte: Il Sole 24 ore