Sabato 25 aprile si è svolta una manifestazione particolare denominata “parla come magni”. Stiamo parlando di una iniziativa che ha affiancato alla poesia dialettale della provincia di Roma, i frutti dell’agricoltura sociale, cioè prodotta dalla Cooperativa Sociale Agricola Capodarco. Alla manifestazione hanno partecipato due nostri concittadini che hanno presentato alcuni componimenti dialettali santangelesi.
Ecco un’accurato articolo sulla manifestazione, ricco di foto dei partecipanti
Parla come magni al Country Food
Il Country Food, il primo, speriamo, di una lunga serie si è svolto il 25 aprile 2015, dalle 10 al tramonto, in via Tenuta della Mistica (zona Prenestina), presso la Fattoria Sociale “Tenuta della Mistica” della cooperativa Capodarco.
La Fattoria è collocata in uno degli ultimi e più suggestivi lembi della Campagna Romana, nella stupenda cornice del Parco Tenuta della Mistica, sottratto alla speculazione dalla lotta degli abitanti e delle associazioni ambientaliste e da una giusta scelta del Comune di Roma, chiamatoora a un’opera di definitiva sistemazione di questo polmone verde.
La cooperativa Agricoltura Capodarco e alcuni esponenti della cucina d’autore, insieme ad operatori ludico-sociali, sono stati i protagonisti e gli animatori del Country food per condividere attività di educazione agricola, cibo d’autore, musica dal vivo e giochi tradizionali all’aria aperta.
E naturalmente si è creato uno spazio specifico per la poesia, dialettale, all’insegna del parla come magni.
Infatti dalle 12 alle 13,30 di sabato, l’associazione “Periferie” ha organizzato un intrattenimento e reading poetico e canto corale intitolato: Parla come magni, un modo di dire usato non solo a Roma e nel Lazio ma anche in molte altre parti d’Italia per invitare a parlare in modo semplice, come semplice e comune è l’atto di mangiare.
“Significa però – come ha affermato il conduttore dell’incontro Vincenzo Luciani – anche parlare usando la stessa genuinità dei prodotti locali dell’alimentazione, a loro volta legati a quella delle lingue locali”. E nei dialetti della provincia di Roma sono numerose le poesie ed anche le ricette di prodotti tipici, spesso espresse in dialetto, raccolte nelle pubblicazioni, a cura del Centro di documentazione della poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino” dedicate ai 121 dialetti della provincia di Roma.
L’incontro è stato aperto da due canti popolari del Coro Accordi e Note nato nel 1998 e diretto dalla sua fondazione fino al 2013 dal M° Paula Gallardo e dal 2013 dal M° Roberto Boarini. Il Coro, applauditissimo è poi stato, con successo, la colonna sonora all’evento, inframezzando le letture poetiche e concludendolo.Luciani ha chiesto aiuto a Ilaria Forte, studentessa all’università di Roma La Sapienza, nativa di Palombara Sabina e impegnata nello studio del suo dialetto per leggere una poesia di Liliana Tassi, tratto dal bel libro del 257° Circolo didattico A Palommara chi non sa come se cocina s’o ’mpara, un dialogo in rima sull’alimentazione tra una vecchietta e gli alunni intervistatori che, dopo aver descritto il comportamento schizzinoso dei nipoti di fronte all’abbondanza dei cibi di oggi conclude: Allora io repenzo a quantu ce piaciva / quillu toccittu e pa’ con po’ d’oiu de liva / e allora credo che a vu ’sta crascia ve fa male / e sapite che ve dico: bona fame!!!Luciani ha letto poi una sua poesia in dialetto garganico in cui descrive un giorno speciale della sua infanzia, quando sua madre, sofferente di cuore, andava a Foggia per le visite specialistiche. Al ritorno non mancava mai una piacevole sorpresa per lui e suo fratello, che li colmava di tanta felicità: un panino imbottito con mortadella! “Oggi, a differenza di 50-60 anni fa, i problemi sono: la dieta e la digestione. E a proposito di quest’ultima ha concluso con la preghiera di San Tommaso Moore: Signore, dammi una buona digestione… E, naturalmente, qualcosa da mangiare.Claudio Porena, linguista e studioso dei dialetti della provincia di Roma e neodottore all’Università per Stranieri di Siena, ha fatto poi un rapido e succoso excursus di termini dialettali con riferimento al cibo. Un piccolo florilegio: Proverbi Un boccone nun satolla ma raffiata; Panza piena’n crede quella vòta; A Natale tutti li culi cacheno uguale, da Natale in là c’è chi caca e chi non po’ cacà; tanti i tipi di pasta : cifuli, cucchi ‘con acqua e farina’, fischiozzo ‘cannolicchio’, pezzetta ‘quadruccio’, sagna ‘sfoglia’, sagnòzzi ‘da minestra’ (Arcinazzo Romano), lavabbarba ‘fettuccine più strette del normale, in brodo’ (Mazzano Romano), cazzitti d’angelu ‘in brodo’ (Monterotondo), cellette ‘maccheroni di sola farina’ (Rocca Priora), zaccagnotti ‘con sola farina’ (Sacrofano); molti anche i soprannomi con riferimento a cibi e bevande: Merendò, Papafredda, Infirzafichi, Ghighetto, Scafetta, Panemollo (Allumiere), Braciola, Patata, Pizzafritta, Pizzone, Pulennone, (Anticoli Corrado), Fasuiu, Maritozzo, Tripparsugo (Ariccia), Cicerchia, Frittella, Pagnottella (Bellegra), Cicorietta (Cerveteri), Rengasecca (Frascati), Brocculó, Faciolunu, Favetta, Ficorella, Melasecca, Zi’ Perzica (Genzano), Pastebbròcculi, Quattropagnotte (Guidonia-Montecelio), Pancotto, Polentina, Rosso D’Ovo, Zazzicchia (Jenne), Trippacotta, Carciòfolo, Misticanza, Pagnottella, Preolone, Pummidòro, Saràca, Zibbibbone, Zuccherina, (Palestrina), Broccolittu, Fasolo, Panunto, Zazzicchione (Pisoniano), Maccarò, Pulentò, Rigatò (Rocca Di Papa), Abbacchittu, (Roviano), Peparò (Sant’angelo Romano), Pippobroccolo (Vivaro Romano).
Marco Giardini (Sant’Angelo Romano), laureato in Scienze Naturali e dottore di ricerca in Biologia, insegna Scienze Naturali, Chimica e Geografia presso il Liceo Scientifico Statale “E. Majorana” di Guidonia. Svolge attività di ricerca presso il Laboratorio di Paleobotanica e Palinologia del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ha raccolto numerose informazioni per la pubblicazione di un dizionario naturalistico santangelese-italiano. E’ autore di circa centocinquanta pubblicazioni soprattutto di argomento palinologico e floristico.
Marco Occhigrossi è nato a Marano Equo nel 1932). Laureato in giurisprudenza, ha insegnato per molti anni materie giuridiche ed economiche negli istituti di istruzione secondaria. È stato impiegato presso la Provincia di Roma dove ha diretto il settore della P.I. Appassionato ricercatore di storia e dialetti locali, ha pubblicato i volumi di poesie in dialetto maranese: Vicinu agliu caminu(1973), Camminenno pe’ Maranu (1986). Divérsi vérsi spersi… (1997); ha pubblicato anche Storia d’ari tempi (2002); una ricerca storica su Livio Mariani e la Repubblica romana del 1848-49, la storia di Rocca di Mezzo e, con Cesare Panepuccia, Marano Equo (1990).
Foto: Franco Giorgi e Rosa ValleFonte: sito web abitarearoma.net