La bufala del cemento

Mi chiedo come sia possibile pensare ancora al cemento come prospettiva di sviluppo. Non è sufficiente guardare indietro per capirne gli effetti?

Il nostro paese ha quasi raddoppiato gli abitanti in pochi anni. E qual’è stato il risultato? Innanzitutto alle entrate per gli oneri di concessione, teoricamente necessari per predisporre servizi, non è corrisposta la creazione di alcuna infrastruttura, così che nelle zone già sanate dai condoni degli anni precedenti (primo Governo Craxi nel 1985, Governo Dini nel 1995 e secondo Governo Berlusconi nel 2003) non esiste neanche una rete fognaria.

Peraltro anche l’attuale Ministro dell’Ambiente, non certo noto come irriducibile ambientalista, ha recentemente dichiarato che nei disastri ambientali “c’è molta colpa dell’uomo con abusi edilizi e talvolta costruzioni anche negli alvei dei fiumi. Dal punto di vista urbanistico dico mai più condoni edilizi”

Anche le spese di gestione del territorio sono aumentate a dismisura, basti solo pensare alle navette necessarie ad accompagnare a scuola i bambini sparsi su tutto il territorio comunale.

E se dovesse partire la raccolta differenziata porta a porta? Ne dovrebbero percorrere di strada per ritirare l’immondizia presso le singole abitazioni!!

O forse vogliamo parlare di sviluppo economico? Ecco, questa è la bufala più grande.

Se invece di consentire l’edificazione su tutto il territorio comunale, le amministrazioni si fossero concentrate sul contrasto di questo fenomeno e avessero spinto sul recupero del centro storico, adesso non avremmo un centro spopolato con abitazioni che cadono letteralmente in pezzi e soprattutto avremmo dato opportunità di lavoro agli artigiani del paese impegnate nelle migliaia di ristrutturazioni e non a costruttori che arrivano con le loro equipe senza alcun beneficio per la popolazione se non i quattro soldi delle concessioni che ci costano decine di volte di più ogni anno per erogare servizi su un territorio così sparso, dislocato senza regole e senza alcuna pianificazione.

E per i commercianti della zona? Sviluppo zero, perché l’alimentari, la ferramenta o qualunque altro negozio non ha beneficiato di questi movimenti perché quelle ditte arrivavano con i mezzi già carichi dei materiali necessari, presi dai loro fornitori abituali.

Insomma a noi rimane solo “la monnezza”, tutti i lati negativi di questa situazione ormai ingestibile.

E’ evidente che di questa situazione non è responsabile l’ultima amministrazione in carica, ma di sicuro una Variante Speciale al Piano Regolatore Generale non è l’azione più appropriata per limitare i danni.