Il 17 aprile 2016 il popolo italiano è chiamato a votare per il referendum contro le trivellazioni in mare.
Al Referendum del 17 aprile invitiamo a votare SI, per abrogare la norma introdotta dall’ultima legge di Stabilità che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas, che si trovano nella zona di mare vicina alla costa, di non avere più scadenza. Con la legge di Stabilità 2016, infatti, le licenze già in essere entro le 12 miglia dalla costa sono diventate infinite e senza controlli.
Le trivelle sono il simbolo tecnologico del petrolio: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby, estesa corruzione. Vogliamo che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porti fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo e industriale, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta.
1 – Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati e innovati del nostro Pianeta.
2 – Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutto il petrolio presente nei fondali del mare italiano basterebbe a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.
3 – L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca utilizzando la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.
4 – In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano è pressoché inutile, come dimostra l’incidente avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.
5 – Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le. In mare condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Alle casse dello stato vengono versati dalle multinazionali del petrolio 340 milioni di euro circa all’anno e cioè una inezia. Le royalties dovute sono pari al 10% per il gas e il petrolio estratti in terraferma e il 7% per il petrolio estratto in mare. In mare per le prime 50.000 tonnellate di greggio estratto all’anno le imprese petrolifere non pagano nulla e cosi anche per i primi 80 milioni di metri cubi di gas.
6 – Il “petrolio” degli italiani è ben altro: turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
7 – I posti di lavoro non si realizzano estraendo petrolio e gas visto che tutti gli addetti al ciclo del petrolio: dall’estrazione dove sulle piattaforme e i pozzi non sono impiegati più di 100 persone, al trasporto, alla raffinazione e alla distribuzione non sono più di 20000 e ulteriormente in calo per i processi di ristrutturazione delle grandi compagnie petrolifere a iniziare dall’Eni.
8 – Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro.
9 – Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia – insieme ad altri 194 paesi – ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.
10 – Le trivellazioni , il petrolio, le fonti fossili rappresentano un passato fatto di inquinamento, dipendenza energetica interessi delle lobby petrolifere, conflitti ,devastazioni ambientali e della salute, cambiamenti climatici. Noi vogliamo che il nostro paese acceleri la transizione energetica, si doti di un piano industriale strategico per lo sviluppo sostenibile per costruire un futuro basato sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili distribuite, una economia sostenibile e equa con una industria innovativa ed ecocompatibile, la piena occupazione e la democrazia partecipativa.