La sfida di Pierluca, 150 km nelle Dolomiti per raccogliere fondi contro il cancro
25 settembre 2019
Pierluca Salustri, trentatreenne di Sant’Angelo Romano, è tornato a casa dopo 15 giorni di cammino per il progetto In Cima Per La Ricerca
15 giorni, un percorso di 150 km in solitaria attraverso le cime più alte delle Dolomiti per invitare tutti a donare fondi ad AIRC per la ricerca contro il cancro: è questa l’impresa compiuta da Pierluca Salustri, 33enne di Sant’Angelo Romano, autista di professione e alpinista per passione che è partito il 28 luglio ed ha concluso l’itinerario il 12 agosto toccando le cime del Peach Boe, Cima 11, Costa Bella e il tetto delle Dolomiti, la Marmolada. “In Cima per la Ricerca” è stata una sfida ai miei limiti ma soprattutto un percorso in cui ho imparato tantissimo sulla montagna e sulla vita” ha detto al suo ritorno. Ci ha raccontato i dettagli di questo progetto.
Pierluca innanzitutto cosa ti ha spinto a partire per questa impresa?
Avevo bisogno di scoprire, sfidare e superare i miei limiti e le mie paure. Inoltre essere testimonial di AIRC è stato per me un onore, sentivo di dovercela fare soprattutto per questa causa e per l’importanza che aveva per me, anche a livello personale.
Prima della partenza che cosa ti spaventava di più di questo percorso?
Si trattava di un percorso molto poco battuto e con ritmi serrati di cammino. A spaventarmi però non era la fatica ma la solitudine in montagna, l’idea di non poter contare su nessuno in caso di difficoltà.
E l’hai superata?
Assolutamente sì, mi sono innamorato della solitudine e della montagna ancora di più. Ma soprattutto ho capito che la paura non è un problema, anzi in montagna deve essere la tua migliore amica: la paura è ciò che ti fa tornare a casa.
Ci sono stati imprevisti durante il percorso?
Purtroppo sì, a causa del maltempo ho dovuto rinunciare alla vetta del Monte Civetta e al Sasso Lungo. È stata una lezione: sono stato due giorni fermo aspettando che il tempo migliorasse, ho imparato che a volte bisogna saper rinunciare.
Il momento più difficile?
Il terzo giorno, a 2800 metri ho subito una brutta caduta per parecchi metri, perdendo il sacco a pelo e la tenda. Mi sono spaventato e sono stato un’ora fermo valutando se chiamare i soccorsi, ma fortunatamente non avevo riportato ferite gravi (solo contusioni) così sono riuscito a recuperare la tenda e a raggiungere il rifugio più vicino dopo 4 ore di cammino. Questo episodio mi è servito ad affrontare il resto del cammino con una maggiore umiltà e concentrazione.
Quali sono le emozioni più belle che riporti a casa?
Quando mi sono rialzato dopo la caduta. Un’emozionante nuova sfida è stata anche passare sotto la parete Sud della Marmolada, attraverso il sentiero che va dal rifugio Contrin al rifugio Falier.
Avevi progettato tutto il cammino nei minimi dettagli, c’è stato qualcosa che ti ha sorpreso?
L’umanità dei proprietari dei rifugi che ho raggiunto, gente di montagna che si fermava volentieri a parlare con me. E poi sapevo che sarebbe stato bello, ma ha superato ogni aspettativa: ho scoperto una dimensione diversa, senza traffico, soldi, telefoni. Ho dimenticato che ora era e vissuto con i ritmi della natura svegliandomi alle 4.30 per vedere l’alba. Un percorso così ti cambia la vita, non torni mai come sei partito.
Cosa hai imparato da questa esperienza?
Che in montagna non bisogna mai abbassare la guardia e che ogni passo, anche se lo hai fatto mille volte è sempre come la prima volta che lo fai. Ho riscoperto il valore delle cose semplici, come chiacchierare sul sentiero o dividere un pezzo di pane con un vicino di tenda. E poi il valore della solitudine, da solo ho pianto, ho riso, gioito. Ho riflettuto molto su me stesso e tirato fuori il meglio nei momenti difficili.
Chi ringrazi per questo obiettivo?
Me stesso, la mia compagna, tutti quelli che hanno creduto in me e tutti coloro che hanno contribuito alla causa “In Cima per la ricerca” con una donazione per AIRC. Inoltre ringrazio i miei sponsor: il centro sportivo Ener Gym la palestra dove mi alleno nel Crossfit, Bar Next Stop via Palombarese km23.718, e la società Fly over the Sky che si occupa di riprese aeree con i droni e montaggio video (www.flyoverthesky.it). Un grazie speciale va anche allo sponsor Outdoor Srl di Via Tor Vergata a Roma, che in tempi record mi ha spedito un nuovo zaino con estrema efficienza grazie alla collaborazione con la Ferrino.
Quale sarà la tua prossima cima?
Tornarò sul Civetta e da lì mi guarderò intorno per scegliere le prossime cime. Ma sicuramente comincerò la caccia ai 4000.
I progetti per il futuro invece?
Al momento sto lavorando per realizzare un parco avventura a Sant’Angelo Romano per ragazzi disabili, con una parete di arrampicata su roccia all’aperto. Poi mi segnerò al corso per diventare guida alpina e trasformare la mia passione in un lavoro.
Di Elena Giovannini