La Garda Segnale ha colpito la Sabina

Autovelox clonati anche a Sant’Angelo


Autovelox clonati. Anche Sant’Angelo Romano e Nerola sarebbero tra i 70 comuni in cui i dispositivi “taroccati” hanno mietuto vittime tra gli automobilisti. Gli stessi che adesso potrebbero “richiedere” quelli che appaiono come legittimi rimborsi per le multe prese “irregolarmente” ed antrare a fare parte di quegli 82mila truffati dalle macchinette adibite al controllo della velocità. L’affare, da milioni di euro, è venuto fuori qualche giorno fa scoperto dalla Guardia di Sala Consilina (Sa). Le fiamme gialle hanno accertato , dopo lunga attività di indagine, come funzionava l’ingegnoso sistema col quale la “Garda Segnale Srl” avrebbe imbrogliato i Comuni che si rivolgevano a loro per l’installazione di autovelox, e che pure di intascare multe, avrebbero taroccato decine di apparecchi rilevatori. Nelle mani degli inquirenti sono finiti una cinquantina di velomax, computer rilevatori ottici e fotografici, ed anche documentazione contabile ed amministrativa. Secondo gli accertamenti portati avanti finora sarebbero appunto 70 i comuni, sparsi nell’intero territorio nazionale, che potrebbero trovarsi
a dovere restituire agli automobilisti finiti nel raggiro qualcosa come 11milioni e 300mila euro, frutto di sanzioni riscosse con autovelox non autorizzati o, comunque senza omologazione e certezza di corretta funzionalità. Tutti piccoli centri quelli serviti dalla “Garda Srl” che adesso potrebbero “pagare” la cosa a caro prezzo. Sempre in base a quanto accertato dai finanzieri, la società dava a macchine irregolari numeri di serie di quelli perfettamente funzionanti. Due autovelox gemelli installati da un capo all’altro del Paese con lo stesso numero di serie, probabilmente con un terzo clone posizionato chissà dove. Un sistema con il quale i velomax, risultavano tutti regolari. E il numero delle contravvenzioni negli ultimi anni sono volati alle stelle. C’è da giurarci che gli automobilisti truffati chiederanno di avere finalmente giustizia.

Fonte: quotidiano Cinque giorni del 3 giugno 2009 – pag. 16